28 ottobre
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2018
Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a
tutti
Cari giovani, insieme a voi desidero
riflettere sulla missione che Gesù ci ha affidato. Rivolgendomi a voi intendo
includere tutti i cristiani, che vivono nella Chiesa l’avventura della loro
esistenza come figli di Dio. Ciò che mi spinge a parlare a tutti, dialogando
con voi, è la certezza che la fede cristiana resta sempre giovane quando si
apre alla missione che Cristo ci consegna. «La missione rinvigorisce la fede»
(Lett. enc. Redemptoris missio, 2), scriveva
san Giovanni Paolo II, un Papa che tanto amava
i giovani e a loro si è molto dedicato.
L’occasione del Sinodo che celebreremo a Roma
nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, ci offre l’opportunità di
comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a
voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane.
La vita è una
missione
Ogni uomo e
donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a
vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono
i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente
come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la
nostra esistenza. Nessuno come i giovani sente quanto la vita irrompa e
attragga. Vivere con gioia la propria responsabilità per il mondo è una grande
sfida. Conosco bene le luci e le ombre dell’essere giovani, e se penso alla mia
giovinezza e alla mia famiglia, ricordo l’intensità della speranza per un
futuro migliore. Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione,
ci fa intuire che c’è un’iniziativa che ci precede e ci fa esistere. Ognuno di
noi è chiamato a riflettere su questa realtà: «Io sono una missione in
questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Esort. ap. Evangelii gaudium,
273).
Vi annunciamo Gesù
Cristo
La Chiesa, annunciando
ciò che ha gratuitamente ricevuto (cfr Mt 10,8; At 3,6),
può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del
vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla
nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero
e pieno. Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi
si trova il tesoro che riempie di gioia la vita. Ve lo dico per esperienza:
grazie alla fede ho trovato il fondamento dei miei sogni e la forza di
realizzarli. Ho visto molte sofferenze, molte povertà sfigurare i volti di
tanti fratelli e sorelle. Eppure, per chi sta con Gesù, il male è provocazione
ad amare sempre di più. Molti uomini e donne, molti giovani hanno generosamente
donato sé stessi, a volte fino al martirio, per amore del Vangelo a servizio
dei fratelli. Dalla croce di Gesù impariamo la logica divina dell’offerta di
noi stessi (cfr 1 Cor 1,17-25) come annuncio del Vangelo per
la vita del mondo (cfr Gv 3,16). Essere infiammati dall’amore
di Cristo consuma chi arde e fa crescere, illumina e riscalda chi si ama
(cfr 2 Cor 5,14). Alla scuola dei santi, che ci aprono agli
orizzonti vasti di Dio, vi invito a domandarvi in ogni circostanza: «Che cosa
farebbe Cristo al mio posto?».
Trasmettere la
fede fino agli estremi confini della terra
Anche voi,
giovani, per il Battesimo siete membra vive della Chiesa, e insieme abbiamo la
missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita.
Crescere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci
coinvolge in un flusso di generazioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha
esperienza diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futuro. E
la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è
vicino alla meta del suo cammino. Nella convivenza delle diverse età della
vita, la missione della Chiesa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali
la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione
profonda.
Questa
trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per
il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato
senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige
cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti:
forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6). E tale espansione
genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella
carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa
indifferenti, a volte avversi e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi
ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa
rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso
cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella
certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8).
In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La
periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso
la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita. Ogni povertà
materiale e spirituale, ogni discriminazione di fratelli e sorelle è sempre
conseguenza del rifiuto di Dio e del suo amore.
Gli estremi
confini della terra, cari giovani, sono per voi oggi molto relativi e sempre
facilmente “navigabili”. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e
attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le
differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino ed immediato.
Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di
contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita. La missione
fino agli estremi confini della terra esige il dono di sé stessi nella
vocazione donataci da Colui che ci ha posti su questa terra (cfr Lc 9,23-25).
Oserei dire che, per un giovane che vuole seguire Cristo, l’essenziale è la
ricerca e l’adesione alla propria vocazione.
Testimoniare
l’amore
Ringrazio tutte le
realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personalmente Cristo vivo
nella sua Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità
religiose, le svariate espressioni di servizio missionario. Tanti giovani
trovano, nel volontariato missionario, una forma per servire i “più piccoli”
(cfr Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimoniando
la gioia di amare e di essere cristiani. Queste esperienze ecclesiali fanno sì
che la formazione di ognuno non sia soltanto preparazione per il proprio
successo professionale, ma sviluppi e curi un dono del Signore per meglio
servire gli altri. Queste forme lodevoli di servizio missionario temporaneo
sono un inizio fecondo e, nel discernimento vocazionale, possono aiutarvi a
decidere per il dono totale di voi stessi come missionari.
Da cuori giovani
sono nate le Pontificie Opere Missionarie, per sostenere l’annuncio del Vangelo
a tutte le genti, contribuendo alla crescita umana e culturale di tante
popolazioni assetate di Verità. Le preghiere e gli aiuti materiali, che
generosamente sono donati e distribuiti attraverso le POM, aiutano la Santa
Sede a far sì che quanti ricevono per il proprio bisogno possano, a loro volta,
essere capaci di dare testimonianza nel proprio ambiente. Nessuno è così povero
da non poter dare ciò che ha, ma prima ancora ciò che è. Mi piace ripetere
l’esortazione che ho rivolto ai giovani cileni: «Non pensare mai che non hai
niente da dare o che non hai bisogno di nessuno. Molta gente ha bisogno di te,
pensaci. Ognuno di voi pensi nel suo cuore: molta gente ha bisogno di me» (Incontro con i giovani, Santuario di Maipu, 17 gennaio 2018).
Cari giovani, il
prossimo Ottobre missionario, in cui si svolgerà il Sinodo a voi dedicato, sarà
un’ulteriore occasione per renderci discepoli missionari sempre più
appassionati per Gesù e la sua missione, fino agli estremi confini della terra.
A Maria Regina degli Apostoli, ai santi Francesco Saverio e Teresa di Gesù
Bambino, al beato Paolo Manna, chiedo di intercedere per tutti noi e di
accompagnarci sempre.
Dal Vaticano, 20
maggio 2018, Solennità di Pentecoste
FRANCESCO