Nel novembre del 1999 sul " invito di Mons. Victor Tonye Bakot. Vescovo di Edea, Suor M. Sineide, responsabile per il Settore Missioni si è recata in Cameroun insieme ai confratelli RCJ, Padre Eros Borile e Padre Wilfredo Cruz. Trascorsa una settimana di visita alle varie Parrocchie della Diocesi di Edea, il Vescovo ha manifestato il desiderio che le nostre suore venissero a lavorare nella Parrocchia Nostra Signora dell'Immacolata Concezione, nel villaggio di Elogbating. distante 40 km dalla città di Edea, capoluogo del Dipartimento di Sanaga- Marittime.
Edea capitale industriale del Cameroun
Con una popolazione stimata a più di 50.000 anime, Edea è orgogliosa di portare questo nome di capitale industriale del Cameroun, al riguardo del suo potenziale energetico e metallurgico. È una città cosmopolita, traversata dalla Sanaga. il più lungo fiume del Cameroun.
Qui coabitano pacificamente le etnie Bokoko e Bassa. ma ci sono anche delle diverse confessioni religiose.
Edea città Quadrivio
Le vestigia richiamano fortemente il passaggio dei coloni a Edea, con l'instaurazione del Ponte costruito dagli Allumagli, all'inizio del XX secolo.
La struttura economica di questa città si basa su due sistemi industriali: ALUCAM SOCATRAL, impresa metallurgica della trasformazione dell'alluminio in prodotti fini e medio-fini; e AES-SONEL con il suo sbarramento idroelettrico.
Sono presenti anche la pesca e l'agricoltura ma anche il piccolo commercio è buono.
Sul piano dell'educazione la carta scolare è buona: parecchi licei, collegi e scuole pubbliche e privati laici. Si sente però la mancanza di formazione dei professori e risorse tecniche.
Sul tema della sanità, gli stabilimenti ospedalieri sono aperti al privato ed al pubblico, ma funzionano con grande difficoltà.
In quanto alla comunicazione, datata al tempo coloniale è molto abbondante nella città.
Per fortuna, Edea è traversata dall'asse stradale Douala- Yaoundè che fa della città una villa- incroci.
Oltre questo, come tutte le città del mondo, i problemi esistono: tanti diplomati sono senza lavoro, tante famiglie hanno problemi di scolarizzazione per i figli, le cure sanitarie sono proibite ai poveri, la delinquenza giovanile è grande, l'abbandono degli anziani etc.
Nella città di Edea, le Figlie del Divino Zelo sono arrivate come nuova missione nel continente africano, il 28 Novembre 2003, assumendosi l'incarico di essere presenza solidale e fraterna in questa città.
Durante i tre anni di preparazione la Congregazione in Italia, ha mantenuto un dialogo con il Vescovo di Edea, conclusosi con la lettera ufficiale di invito in data 7/10/2003, nella quale Mons. Victor Tonye Bakot, per l'apertura della prima comunità, metteva a disposizione delle tre consorelle, una piccola casa di legno, proprietà della Diocesi, nella villa operaia dell' Alcam-Socatral, impresa metallurgica.
Le prime due suore arrivate sono, Suor M. Nivanda A. Viscardi, di nazionalità brasiliana e Suor M. Venerande Munganyinka, di nazionalità ruandese, seguite, dopo tre mesi, da Suor Elna Casimsiman, di nazionalità filippina.
Dopo la calorosa accoglienza ricevuta da parte delle autorità religiose e dei capi del villaggio di Elogbating, entrambe le suore si sono adoperate per avvicinarsi alla popolazione ed ai servizi locali e farne quindi la loro conoscenza, che è stata facile nel villaggio e più difficile presso i pigmei Baka, che abitano le foreste circostanti.
Da subito hanno saputo inserirsi in un ambiente caratterizzato da una profonda povertà, adoperandosi in una incessante azione di ascolto e di promozione umana, con particolare riguardo alla scolarizzazione dei bambini, con il sostegno a distanza ed alla formazione delle donne, già madri in età adolescenziale e di quelle, in particolare, povere ed emarginate nel contesto tribale, molto spesso sieropositive o con HIV/AIDS (SIDA)* conclamato, raccogliendo così le istanze e le speranze per un'azione incisiva di sviluppo, in grado di costruire un argine contro la povertà e la marginalità, in tutte le sue più svariate manifestazioni.
*(in Cameroun l'aspettativa di vita non raggiunge i 48 anni proprio a causa della sida: il 10% delle donne è sieropositiva e sono centinaia di migliaia i bambini che contraggono il virus durante l'allattamento, quando il rischio di contagio è del 30%. A tale riguardo è nato un progetto "Sinergie africane contro l'aids e le sofferenze" promossa da Italia e UNESCO) con sede a Yaoundè.
Così, in questa comunità internazionale ma fraternamente coesa, nello zelo e nella compassione per la Messe bisognosa sulle orme di Sant' Annibale, le suore si sono date al lavoro di evangelizzazione-promozione umana e sociale.