17 aprile 2016
Sant’Annibale Maria, insigne apostolo della preghiera per le vocazioni, portò scolpite nel cuore le parole di Gesù: "Pregate il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe". Queste parole divennero l’ideale della sua vita. L’insufficienza di buone vocazioni fu la sua sofferenza, la loro promozione la sua passione e la diffusione della preghiera per ottenerle il suo assillo. Si è prodigato con tutte le sue forze alla diffusione di questa richiesta del Signore, perché tutti nella Chiesa, assumessero l’impegno della preghiera per ottenere dal Padrone della messe, apostoli santi per i bisogni del mondo intero: sacerdoti, missionari, consacrati, sposi ferventi, educatori, e quanti operano per la diffusione del Vangelo.
Dall’impulso dato da Sant’Annibale M. è sorto nella Chiesa un grande movimento di preghiera per le Vocazioni.
Egli ha scritto: “ Amiamo Gesù, appoggiamoci alla preghiera, tutto si ottiene con la preghiera umile, confidente e perseverante… e come può Iddio non esaudire questa preghiera, quando Egli stesso l’ha comandata?”.
Messaggio del Santo
Padre
La Chiesa, madre di
vocazioni
Cari
fratelli e sorelle,
come
vorrei che, nel corso del Giubileo Straordinario della Misericordia, tutti i
battezzati potessero sperimentare la gioia di appartenere alla Chiesa! E
potessero riscoprire che la vocazione cristiana, così come le vocazioni
particolari, nascono in seno al popolo di Dio e sono doni della divina
misericordia. La Chiesa è la casa della misericordia, ed è la “terra” dove la
vocazione germoglia, cresce e porta frutto.
Per
questo motivo invito tutti voi, in occasione di questa 53ª Giornata Mondiale di
Preghiera per le Vocazioni, a contemplare la comunità apostolica, e a
ringraziare per il ruolo della comunità nel cammino vocazionale di ciascuno.
Nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia ho
ricordato le parole di san Beda il Venerabile, riferite alla vocazione di san
Matteo: «Miserando atque eligendo» (Misericordiae Vultus, 8).
L’azione misericordiosa del Signore perdona i nostri peccati e ci apre alla
vita nuova che si concretizza nella chiamata alla sequela e alla missione. Ogni
vocazione nella Chiesa ha la sua origine nello sguardo compassionevole di Gesù.
La conversione e la vocazione sono come due facce della stessa medaglia e si
richiamano continuamente in tutta la vita del discepolo missionario.
Il
beato Paolo VI, nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, ha
descritto i passi del processo dell’evangelizzazione. Uno di essi è l’adesione
alla comunità cristiana (cfr n. 23), quella comunità da cui ha ricevuto la
testimonianza della fede e la proclamazione esplicita della misericordia del
Signore. Questa incorporazione comunitaria comprende tutta la ricchezza della
vita ecclesiale, particolarmente i Sacramenti. E la Chiesa non è solo un luogo
in cui si crede, ma è anche oggetto della nostra fede; per questo nel Credo diciamo:
«Credo la Chiesa».
La
chiamata di Dio avviene attraverso la mediazione comunitaria. Dio ci
chiama a far parte della Chiesa e, dopo una certa maturazione in essa, ci dona
una vocazione specifica. Il cammino vocazionale si fa insieme ai fratelli e
alle sorelle che il Signore ci dona: è una con-vocazione. Il dinamismo
ecclesiale della chiamata è un antidoto all’indifferenza e all’individualismo.
Stabilisce quella comunione nella quale l’indifferenza è stata vinta
dall’amore, perché esige che noi usciamo da noi stessi ponendo la nostra
esistenza al servizio del disegno di Dio e facendo nostra la situazione storica
del suo popolo santo.
In
questa Giornata, dedicata alla preghiera per le vocazioni, desidero esortare
tutti i fedeli ad assumersi le loro responsabilità nella cura e nel
discernimento vocazionale. Quando gli apostoli cercavano uno che prendesse il
posto di Giuda Iscariota, san Pietro radunò centoventi fratelli (cfr At 1,15);
e per la scelta dei sette diaconi, fu convocato il gruppo dei discepoli (cfr At
6,2). San Paolo dà a Tito criteri specifici per la scelta dei presbiteri (Tt
1,5-9). Anche oggi, la comunità cristiana è sempre presente nel germogliare
delle vocazioni, nella loro formazione e nella loro perseveranza (cfr Esort.
ap. Evangelii gaudium, 107).
La
vocazione nasce nella Chiesa. Fin dal sorgere di una vocazione è
necessario un adeguato “senso” della Chiesa. Nessuno è chiamato esclusivamente
per una determinata regione, né per un gruppo o movimento ecclesiale, ma per la
Chiesa e per il mondo. «Un chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la
sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del
Popolo santo di Dio per il bene di tutti» (ibid.,130). Rispondendo
alla chiamata di Dio, il giovane vede espandersi il proprio orizzonte
ecclesiale, può considerare i molteplici carismi e compiere così un
discernimento più obiettivo. La comunità diventa, in questo modo, la casa e la
famiglia dove nasce la vocazione. Il candidato contempla grato questa
mediazione comunitaria come elemento irrinunciabile per il suo futuro. Impara a
conoscere e amare fratelli e sorelle che percorrono cammini diversi dal suo; e
questi vincoli rafforzano in tutti la comunione.
La
vocazione cresce nella Chiesa. Durante il processo di formazione, i candidati
alle diverse vocazioni hanno bisogno di conoscere sempre meglio la comunità
ecclesiale, superando la visione limitata che tutti abbiamo all’inizio. A tale
scopo è opportuno fare qualche esperienza apostolica insieme ad altri membri
della comunità, per esempio: accanto ad un buon catechista comunicare il
messaggio cristiano; sperimentare l’evangelizzazione delle periferie insieme ad
una comunità religiosa; scoprire il tesoro della contemplazione condividendo la
vita di clausura; conoscere meglio la missione ad gentes a contatto con
i missionari; e con i preti diocesani approfondire l’esperienza della pastorale
nella parrocchia e nella diocesi. Per quelli che sono già in formazione, la
comunità ecclesiale rimane sempre l’ambito educativo fondamentale, verso cui si
sente gratitudine.
La
vocazione è sostenuta dalla Chiesa. Dopo l’impegno definitivo, il cammino
vocazionale nella Chiesa non finisce, ma continua nella disponibilità al
servizio, nella perseveranza, nella formazione permanente. Chi ha consacrato la
propria vita al Signore è disposto a servire la Chiesa dove essa ne abbia
bisogno. La missione di Paolo e Barnaba è un esempio di questa disponibilità
ecclesiale. Inviati in missione dallo Spirito Santo e dalla comunità di
Antiochia (cfr At 13,1-4), ritornarono alla stessa comunità e
raccontarono quello che il Signore aveva fatto per mezzo loro (cfr At 14,27).
I missionari sono accompagnati e sostenuti dalla comunità cristiana, che rimane
un riferimento vitale, come la patria visibile che offre sicurezza a quelli che
compiono il pellegrinaggio verso la vita eterna.
Tra
gli operatori pastorali rivestono una particolare importanza i sacerdoti.
Mediante il loro ministero si fa presente la parola di Gesù, che ha detto: «Io
sono la porta delle pecore […] Io sono il buon pastore» (Gv 10,7.11).
La cura pastorale delle vocazioni è una parte fondamentale del loro ministero
pastorale. I sacerdoti accompagnano coloro che sono alla ricerca della propria
vocazione, come pure quanti già hanno offerto la vita al servizio di Dio e
della comunità.
Tutti
i fedeli sono chiamati a rendersi consapevoli del dinamismo ecclesiale della
vocazione, perché le comunità di fede possano diventare, sull’esempio della
Vergine Maria, seno materno che accoglie il dono dello Spirito Santo (cfr Lc
1,35-38). La maternità della Chiesa si esprime mediante la preghiera
perseverante per le vocazioni e con l’azione educativa e di accompagnamento per
quanti percepiscono la chiamata di Dio. Lo fa anche mediante un’accurata
selezione dei candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata. Infine, è
madre delle vocazioni nel continuo sostegno di coloro che hanno consacrato la
vita al servizio degli altri.
Chiediamo
al Signore di concedere a tutte le persone che stanno compiendo un cammino
vocazionale una profonda adesione alla Chiesa; e che lo Spirito Santo rafforzi
nei Pastori e in tutti i fedeli la comunione, il discernimento e la paternità e
maternità spirituale.
Padre
di misericordia, che hai donato il tuo Figlio per la nostra salvezza e sempre
ci sostieni con i doni del tuo Spirito, concedici comunità cristiane vive,
ferventi e gioiose, che siano fonti di vita fraterna e suscitino fra i giovani
il desiderio di consacrarsi a Te e all’evangelizzazione. Sostienile nel loro
impegno di proporre una adeguata catechesi vocazionale e cammini di speciale
consacrazione. Dona sapienza per il necessario discernimento vocazionale, così
che in tutto risplenda la grandezza del tuo amore misericordioso. Maria, Madre
ed educatrice di Gesù, interceda per ogni comunità cristiana, affinché, resa
feconda dallo Spirito Santo, sia fonte di genuine vocazioni al servizio del
popolo santo di Dio.
Dal
Vaticano, 29 novembre 2015, I Domenica di Avvento
FRANCISCUS