VII Capitolo Provinciale NSDR

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Brasile, 14-20 settembre




La Provincia Nostra Signora del Rogate ha iniziato in questo giorno 14 settembre, il VII Capitolo Provinciale.

Dal 14 le capitolari sono riunite nel Centro di Spiritualità Divino Zelo, anche sede della Provincia.

Oggi il capitolo è stato aperto dalla Superiora generale  Madre M. Teolinda Salemi, in una bella celebrazione.


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DISCORSO DI APERTURA AL VII CAPITOLO DELLA PROVINCIA “NOSSA SENHORA DO ROGATE”


Jacarepaguà, 15 settembre 2015

Carissime,

          rivolgo il mio fraterno saluto a voi Sorelle, partecipanti al VII Capitolo della Provincia “Nossa Senhora do Rogate”.

Al mio saluto si unisce quello del Consiglio generale e di tutte le consorelle della nostra Famiglia religiosa che hanno pregato in questi mesi in preparazione al capitolo della provincia e continuano a pregare, in particolar modo, in questi giorni di celebrazione dell’evento capitolare.

Nella vita della Provincia il Capitolo è sempre un evento di grazia e costituisce una vera esperienza di comunione e di partecipazione dal momento che esso è “l’organo collegiale di governo che rappresenta tutta la Circoscrizione ed esprime la partecipazione, la corresponsabilità e la comunione di tutte le Sorelle della Provincia e con tutto l’Istituto” (Cost. n. 213).

Questo VII Capitolo della provincia si colloca nel crocevia di alcuni eventi: l'anno mariano e la preparazione al XIII Capitolo generale, l'anno della vita consacrata e la prossima apertura dell'anno santo  dedicato alla misericordia. Rispettivamente eventi di Congregazione e di chiesa che ci interpellano a livello esistenziale come donne credenti e come consacrate Figlie del Divino Zelo.

Il tema di questo capitolo “Umanizzazione: fonte della gioia, della mistica e della profezia" si lega molto bene con il cammino della intera Congregazione che si proietta verso il Prossimo Capitolo generale accogliendo la sfida di "Ripartire da Avignone", luogo teologico delle nostre radici carismatiche, per una conversione di vita, una riforma dell'esistenza, a partire dal Vangelo di Cristo, condizione essenziale  per essere profezia del Regno nel mondo di oggi.

         Umanizzazione: e' un termine che sta tornando spesso nei documenti della Chiesa, nelle Conferenze episcopali, nelle assemblee. Ma che cosa significa? Quale importanza riveste oggi per la vita dei credenti e di noi consacrate?

         Papa Francesco nella "Evangelii gaudium" ne parla a proposito della necessità di comunicare al mondo odierno, a volte disumanizzato, il Vangelo e far conoscere la persona di Gesù. Così dice: " La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova".  n. 264

         Il bene che umanizza, che ci fa essere felici, che ci rende donne di mistica e di profezia è Gesù e l'evangelo del Regno. Siamo quindi in un orizzonte di accoglienza e di fede, di umanizzazione, legata all’incontro, alla relazione, all’ascolto reciproco, alla volontà di camminare insieme, riconoscendo non solo l’alterità dell’altro, ma l’alterità che abita ciascuno di noi.
         Siamo in un momento di trapasso, per la società e per la Chiesa, in un momento in cui abbiamo lasciato la terra ferma e siamo a metà del guado del fiume e non sappiamo bene dall’altra parte quale sarà la forma anche della nostra vita religiosa. Tuttavia in questo orizzonte il cristiano, noi consacrate, abbiamo la fede, quella bussola per il millennio che Giovanni Paolo II indicava nel Concilio Vaticano II. Si tratta per noi di saper rinnovare a partire dal Vangelo uno spirito di profezia che guardi in avanti, con simpatia, agli uomini e alla società di oggi e di saper trasmettere la notizia del Vangelo anche in una realtà secolarizzata.

         Essere pienamene umani significa essere creati nuovamente a immagine dell’umanità di Cristo; e quell’umanità rappresenta la perfetta “traduzione” umana del rapporto dell’eterno Figlio con l’eterno Padre, un rapporto di donazione di sé nell’amore e nell’adorazione, una reciproca effusione di vita. In tal modo, l’umanità in cui cresciamo nello Spirito, l’umanità che cerchiamo di condividere con il mondo come frutto dell’opera redentrice di Cristo, è un’umanità contemplativa.

         Il mondo è lacerato dalle guerre e dalla violenza, ferito da un diffuso individualismo che divide gli esseri umani e li pone l’uno contro l’altro ad inseguire il proprio benessere. In vari Paesi risorgono conflitti e vecchie divisioni che si credevano in parte superate. Ai cristiani di tutte le comunità del mondo il Santo padre chiede specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Condivido pienamente il lema che accompagna i lavori del Capitolo: Conservate fra voi un grande amore (1 Pt 4, 7-11)

         Egli aggiunge: "Se vedono la testimonianza di comunità autenticamente fraterne e riconciliate, questa è sempre una luce che attrae. Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?".  n. 99

         Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge» (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci rubare la comunità! n. 92

         Vale la testimonianza di Santa Teresa di Lisieux, nella sua relazione con quella consorella che le risultava particolarmente sgradevole, in cui un’esperienza interiore ha avuto un impatto decisivo: "Una sera d’inverno stavo facendo, come di solito, il mio dolce compito per la sorella Saint Pierre.

Faceva freddo, stava facendosi notte... Improvvisamente ascoltai di lontano il suono armonioso di uno strumento musicale. Mi immaginai perciò un salone molto illuminato, tutto risplendente di drappeggi dorati; e in tale salone signorine elegantemente vestite che si scambiavano complimenti e cortesie mondane. Poi fissai la alla povera inferma alla quale io davo sostegno. Al posto di una melodia potevo sentire ogni tanto i suoi gemiti pietosi (...). Non posso dire quello che accadde nel mio animo. La sola cosa che so è che il Signore illuminò la mia anima con i raggi della verità, i quali superavano a tal punto il luccichio tenebroso delle feste della Terra, che non potevo credere al grado della mia felicità".

Carissime sorelle, sostenuti dal cammino della Chiesa e del popolo di Dio che guarda alla Vita consacrata con stima e da cui si attende forza e testimonianza vi auguro in questi giorni di poter lavorare con zelo e passione così come già avete fatto nella preparazione del Capitolo.

Maria Immacolata, nostra Divina Superiora e Madre, ci accompagni e ci indichi la via da seguire.

Sant'Annibale, amato fondatore, e Madre Nazarena ci accompagnino in questo cammino.

Ora dichiaro ufficialmente aperto il VII Capitolo della Provincia “Nossa senhora do Rogate”.

Madre M. Teolinda Salemi


    

 

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